Home Restaurant un fenomeno in crescita ma poco conosciuto

 

Vorresti vivere un’esperienza alternativa ai ristoranti presenti sul territorio?


Vorresti vivere momenti di socializzazione in un luogo di incontro speciale, privato ed
esclusivo?


Beh oggi puoi, grazie agli Home Restaurant!!


Fenomeno che nasce agli inizi degli anni duemila negli Stati Uniti sull’esempio delle
“case particular” presenti a Cuba e che ben presto ha trovato terreno fertile in tanti stati europei e si sta diffondendo anche in Italia.

Si stima che nel bel paese gli home restaurant
siano 14000 sparsi sul territorio nazionale (fonte: homerestauranthotel.com) nati a seguito dell’esigenza di sviluppare una economia differente rispetto a quella classica.


Di solito gli home restaurant sono uno spazio, privato, in cui, grazie alla visione
intraprendente di chi ama cucinare diventa un luogo d’incontro occasionale per
viaggiatori, amici, o semplicemente sconosciuti che hanno la passione per i sapori
autentici le specialità, le ricette locali e che vogliono sperimentare una nuova occasione di socialità.


Questo tipo di attività rientra a tutti gli effetti in una fetta di mercato nel panorama
dell’economia collaborativa ed in particolare è una degna rappresentante del fenomeno
del Social Eating termine che si riferisce ad una attività in cui persone, anche sconosciute,
si riuniscono per condividere un pasto o una esperienza culinaria in compagnia di altri e che ha visto una grande diffusione grazie ai social e alle piattaforme online che
consentono con facilità l’organizzazione di questa tipologia di eventi.


Ma perché dare vita ad un home restaurant?


Di solito, come dicevamo, cuochi dilettanti e amatori, ma sempre più anche professionisti
del settore, aprono le porte della propria casa per servire pasti agli avventori e proprio per la natura del contesto di privata abitazione sono spesso più intimi e personali rispetto ai ristoranti tradizionali.


In un home restaurant sicuramente non mancherà:


un’atmosfera accogliente che molto spesso è uno degli elementi distintivi degli home
restaurant;

  • una cucina casalinga che può includere ricette di famiglia e creazioni originali;
  • l’accesso solo a piccoli gruppi per via del limitato numero di posti a disposizione degli
    ospiti; la necessità di una prenotazione obbligatoria, a fronte del quale sarà possibile accedere ai locali messi a disposizione;
  • un’esperienza di nicchia, rivolta soprattutto a coloro che sono alla ricerca di esperienze
    culinarie uniche ed autentiche.

 


Sin qui tutto bello, ma non ci dobbiamo dimenticare che siamo in Italia, una paese in cui
andare a modificare lo status quo e rompere gli equilibri pregressi crea sempre rumore e
grande fermento.


L’avvento degli home restaurant sicuramente non sta passando inosservato ai ristoratori classici che lamentano concorrenza sleale anche per via del vuoto legislativo che attualmente non regolamenta nel dettaglio questa tipologia di attività.


Sicuramente di lavoro da fare ce n’è in abbondanza per il legislatore nazionale, ma in
attesa che si adegui ai tempi che cambiano, a livello locale, le amministrazioni, chi più
chi meno, stanno facendo fronte come possono al fenomeno.

Ed allora vediamo approcci
differenti da regione a regione e da comune a comune, con procedure e risultati molto
eterogenei lungo tutto lo stivale.

In alcuni casi infatti troviamo amministrazioni locali
“accoglienti e lungimiranti” che in qualche modo assecondano la libera iniziativa economica che ricordiamo è una libertà delle Costituzione Italiana che all’art.41 recita:


“L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità
sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità”, ed altre
Amministrazioni più restrittive che invece non vanno oltre il codificato.


Sicuramente in questo processo di crescita e sviluppo è necessaria una comunicazione
chiara e franca tra i vari interlocutori, le Amministrazioni, gli innovatori che voglio intraprendere questa attività ed i consulenti che possono fungere da intermediari per il
raggiungimento di un giusto equilibrio, nel rispetto della normativa già esistente ed in
attesa di una regolamentazione di settore.


Mi riferisco ad esempio al rilascio delle autorizzazioni sanitarie previste di norma per
l’apertura di attività di somministrazione di alimenti e bevande che in alcune regioni non prevede la voce “Home Restaurant”, mentre in altre si, o all’applicazione dei
Regolamenti comunitari in materia di Igiene e Sicurezza alimentare che in alcuni Comuni non viene richiesta ed in altri si.


Certamente un approccio pragmatico ci consentirebbe se non altro di avere una
uniformità di trattamenti evitando personalismi e mettendo un po di ordine nel settore.


Certo è che, gli home restaurant che siano una moda passeggiera o un nuovo fenomeno economico fiorente, vanno in qualche modo riconosciuti, compresi, accettati ed accolti in
quanto possono sicuramente dare sbocco e rappresentare una tipologia di ospitalità
originale ed inedita sempre più ricercata.